BYE BYE CLARENCE, CLARENCE BYE BYE

Cercate altrove la data di nascita. Cercateli altrove i necrologi.  Altrove la carriera, i matrimoni.  Cercate su altri giornali i premi vinti, le collaborazioni, le cause, l’età.  Andate a leggere altrove che

oggi è morto Clarence Big Man Clemons,  fondatore, icona e storico sassofonista della inimitabile E street band di Bruce Springsteen.  Qui c’è spazio solo per una breve lettera, di quelle che non più tardi di un paio di giorni fa il Boss in persona aveva suggerito di inviare all’amico con tanto di indirizzo mail, per fargli coraggio in ospedale.  Questa la scrivo senza spedirla. Solo ora sono certo gli arriverà.   Chi conosce e ama la musica di Bruce sa che non si tratta affatto della scomparsa di un musicista.  Sa chi è scappato di casa con Badlands. Chi ha fatto l’amore con Drive all night a lato di una  strada anonima diventata giardino di un eden segreto. Il boss mi ha insegnato il rispetto per l’odore di stanchezza che faceva mio padre quando usciva la sera tardi da una Factory qualunque, con gli altri operai. Le liti coi capelli lunghi a un tavolo di cucina a notte fonda  e quei  “non gli permetterò di farmi quello che gli ho visto fare a te”, finalmente trovavano una dignità, un senso.  E sa che l’imperativo è mai arrendersi, No surrender. Persino quando sembra donchisciottesco.

Rigiro la copertina di Born to run. Lui e Clarence davanti a reggersi e a lanciare la sfida al music business basandosi su lealtà dei testi, muscoli della band e solida, onesta fratellanza tra musicisti. Compagni di inesauribili live. La messa del rock.  Impossibile perdersi un loro concerto, ogni volta, qui. Un’esperienza da “ricordati di santificare le feste”. Un’ispirazione per chiunque imbracci uno strumento stasera.

Chi conosce e ama la musica di Bruce sa che oggi ne facciamo tutti parte. Che è andato via uno di noi.  Sa che è come sentire una fitta inspiegabile e profonda all’altezza del telegiornale dell’una.

E allora.

“Caro Clarence. 

Guida tutta la notte.  

E tuonalo forte il tuo sax dagli abissi del tempo.  

Qui non smetterai mai.

Grazie di ogni passaggio che tu, ignaro,

mi hai dato.

La mia macchina è stretta, ma stanotte, un giro a finestrini giù,

non ce lo leva nessuno“.

Articolo di Emanuele pubblicato su Tutt’Altra Musica.

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