ITALIA SERBIA SOSPESA: IL CALCIO CHE SPIEGHERO’ A MIO FIGLIO

“Ciao. Mi chiamo Luca.  Ho 8 anni, ma non sono piccolo. Abito a Genova. Ieri sono andato con la mia classe, per la prima volta, allo stadio a vedere l’Italia contro la Serbia.  Davo la mano a Martina. Ad un certo punto, un signore tutto vestito di nero, con la faccia coperta, ha lanciato qualcosa che faceva fumo sul campo e verso il portiere. Ah! Aveva un bellissimo teschio dei pirati sulla maglietta.  Poi si è arrampicato e ha tagliato la rete con un coltello.  I suoi amici hanno rotto dei vetri con delle sedie.  Le persone hanno smesso di cantare e ho sentito tanti fischi e brutte parole. Martina piangeva.  Ci hanno portato via.    La maestra ci ha raccontato che una volta le partite si giocavano tutte quante di domenica alle tre, che la gente le seguiva per radio, i tifosi si scambiavano le sciarpe e che il pallone aveva i quadrati bianchi e neri come la stracciatella.  Ma io il pallone non me lo ricordo se l’ho visto perché non hanno giocato e non ho visto neanche un gol. Ecco, un rigore almeno lo volevo vedere! Non so se mi è piaciuto andare allo stadio”

Ciao. Mi chiamo Emanuele.  La penso come Luca.

EMANUELE DABBONO

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